Storia dell’auto elettrica

Le auto elettriche sono automobili dotate di un motore elettrico e alimentate attraverso batterie ricaricabili. Se ne parla sempre più spesso e sembra che siano destinate a far parte del nostro futuro: la loro produzione e vendita sta aumentando notevolmente, soprattutto in ragione del fatto che inquinano di meno e possono così aiutarci nella lotta al cambiamento climatico. La loro invenzione non è così recente come si potrebbe pensare: la storia dell’auto elettrica è piuttosto lunga e il suo inizio risale a quasi due secoli fa.

Il primo prototipo di trasporto elettrico fu realizzato negli anni ’30 dell’Ottocento dall’imprenditore scozzese Robert Anderson e si trattava di una carrozza elettrica senza cavalli. Negli stessi anni, più precisamente nel 1835, il professore olandese Sibrandus Statingh progettò la prima auto elettrica, realizzata poi dal suo collaboratore Cristopher Becker.

Iniziò una fase di sperimentazione e di miglioramento, soprattutto ad opera degli ingegneri francesi Gaston Planté e Camille Faure, che portò allo sviluppo del mercato elettrico: Francia e Gran Bretagna furono le prime nazioni a vederlo fiorire, seguite dagli Stati Uniti, dove dal 1897 si attivò persino un servizio taxi urbano completamente elettrico.

All’inizio del ventesimo secolo, quindi, le auto elettriche erano molto competitive. La semplicità di guida, la poca manutenzione richiesta e la silenziosità costituivano un enorme vantaggio sui problemi dei veicoli tradizionali a combustione interna, come l’avviamento del motore, il surriscaldamento, l’emissione di fumi. Esse risultavano perfette per la circolazione urbana ed erano acquistate principalmente dai ceti abbienti.

Ciononostante, presentavano dei limiti: erano lente (arrivavano ad un massimo di 30 chilometri orari) e avevano poca autonomia (potevano percorrere un massimo di 50 chilometri), le batterie erano molto costose e non vi erano tecnologie sufficienti a controllare la carica e la trazione. Inoltre, a partire dagli anni Venti, con l’avvento della Seconda Rivoluzione Industriale, la storia dell’auto elettrica subì un cambio di rotta, poiché, grazie alla scoperta di nuovi giacimenti petroliferi che implicarono il ribasso del costo della benzina e lo sviluppo di nuove tecnologie per i veicoli tradizionali, come ad esempio l’introduzione del radiatore e del motore a scoppio, si perse interesse nell’auto elettrica che divenne così un veicolo di nicchia utilizzato solo in settori particolari.

L’interesse si riscoprì solo negli anni Sessanta-Settanta quando nacquero i movimenti ecologisti che ponevano l’attenzione sull’inquinamento e quando si scatenò la crisi petrolifera nel Medio Oriente che portò ad un aumento del costo della benzina. Le principali case automobilistiche internazionali iniziarono così a lavorare al miglioramento delle vetture elettriche e finalmente negli anni Novanta, grazie agli studi sulle batterie per computer portatili e cellulari, ci fu una nuova svolta nella storia dell’auto elettrica con l’impiego della batteria al litio che consente un’autonomia maggiore.

Tra i primi modelli commercializzati si ricordano la Toyota Prius, la EV1 della General Motors, nonché la Tesla Roadster, il primo modello progettato da Elon Musk. Oggi ci sono molti più modelli in commercio, ma ancora non sono accessibili a tutti.

Nonostante gli sviluppi nel settore dell’elettrico, gli studi non si sono arrestati e attualmente si concentrano su come rendere l’auto elettrica sempre più autonoma e ricaricabile in poco tempo; inoltre, si pensa a come smaltire le batterie esauste e a come produrre l’energia necessaria al loro funzionamento utilizzando fonti rinnovabili, in un’ottica completamente sostenibile.

I progressi nella storia dell’auto elettrica sono stati molti nell’arco di quasi due secoli, ma la strada per arrivare ad una mobilità totalmente elettrica è ancora lunga e l’obiettivo si potrà raggiungere solo continuando ad investire nella ricerca, nello sviluppo e nella produzione dei veicoli elettrici.